ZITTA
Scheggia che lo so che potrei fare un milione di cose invece che star qui a
scrivere parole che nessuno leggerà mai, che per esempio potrei mettere in
ordine l’armadio, che ce ne sono di cose da sistemare nell’armadio, anche
stirare Scheggia, sì lo so che ci sarebbe da stirare, e invece me ne sto qui
seduta col computer sulle ginocchia come se non ci fosse niente di più urgente
al mondo, e stirare sarebbe più urgente, lo so, Scheggia, lo so. Dovrebbero
toglierti il dono della parola, a te, Scheggia, che diventi troppo petulante,
tu, certe mattine.
Parole arruffate che poi per districarle mi ci vuole balsamo di sudore. Parole che s'intrecciano, s'attorcigliano, s'abbracciano e si lasciano. E poi stridono e s'intralciano e magari fan pure a pugni. Di nuovo si prendono a braccetto. E d'incanto, d'un tratto, fanno musica. E tutto questo nella mia testa. Spesso. Di notte.
martedì 6 maggio 2014
venerdì 2 maggio 2014
Di semi e germogli
Al
principio è sempre una frase. Tagliente, ritmata e perfetta. Ha la forza di un
incipit, anche se poi non lo diventa. È violenta perché si impone, non sempre
quando ho voglia di accoglierla. Spesso alla fine di quelle giornate passate a
decidere che basta, non scrivo più, il gioco non vale la candela. Spesso la
sera tardi, quando è tempo di assopirsi. Poi sono notti, quelle, in cui di
solito non dormo.
Di
base c’è quasi sempre un certo stato d’animo, una sorta di frustrazione
interiore non necessariamente legata a qualcosa che è successo, o non è
successo, e forse non accadrà mai. Un vuoto che preme per trasformarsi in
pienezza, prima che si allarghi troppo. Un vuoto che calamita parole.
Questo
genere di frasi qui raramente arrivano da sole. Spesso si portano dietro un’immagine,
o tante immagini, e altre parole, uno stuolo di parole, tutte insieme. E allora
mi vien paura di dimenticarle, perché lì nel buio, un po’ sveglia e un po’
dormendo, son parole che mi sembran buone. Di quelle parole, insomma, che scordarle
ti sembra uno spreco. Di quei semi che, se piantati e innaffiati, han tutta l’aria
di poter germogliare.
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